E’ da un po’ che non scrivo. Sembrerà paradossale, ma il tempo libero lontano (forzatamente) dal luogo di lavoro mi vede costantemente impegnato con i miei figli (e questo da un lato ovviamente mi fa piacere) e, complice il bel tempo, il computer non lo accendo spesso. Leggo in giro di tutto e di più su questa crisi. C’è chi dice che porterà qualcosa di buono, voci autorevoli che invece dicono che non cambierà niente, e altri che dicono che sta avvenendo come durante la scorsa guerra mondiale, c’è chi si impegna e chi ne approfitta. Non voglio esprimermi, non sono nessuno per esprimere pareri aggiuntivi a tutto quello già detto. Ma pongo una domanda, in primis a me stesso. Stiamo riflettendo su quanto accaduto? Non mi importa sapere se pensiamo che sia colpa dell’inquinamento, della sovrappopolazione, del modello di sviluppo economico attuale, delle scarse condizioni igieniche, di chicchesia o di altro, ma stiamo riflettendo? Stiamo mettendo in discussione le nostre convinzioni, o perlomeno sottoponendole ad un giudizio sincero? Io penso che sia questo il punto. Ogni shock deve portare con sé una riflessione, un ristabilirsi di equilibri, diversi probabilmente, non per forza peggiori. Su come e in che modo questo debba avvenire, dipende dall’intelligenza individuale di ognuno di noi, e da quella collettiva (non so quale delle due mi fa più paura, sono sincero…). A volte mi sembra di sentirmi come il protagonista della mia prima (e spero non ultima) trilogia, Aron, nell’estratto qui sotto, in preda ad incubi che non capisce se siano reali o meno. Lui, alla fine, riesce a rimediare qualcosa di buono dallo shock subito, o perlomeno ad evolversi come persona, spero che sia lo stesso anche per noi…

Aron stava proseguendo il suo cammino lungo il sentiero, che ora aveva preso a scendere leggermente verso quella misteriosa valle, perennemente immersa nell’ombra. Quella discesa gli era dolce, e non gli procurava alcuna fatica, come se il vento che soffiava alle sue spalle quasi lo sorreggesse. Attorno a lui regnava un territorio stepposo, quasi deserto, ad eccezione di una maestosa quercia che cresceva, poco lontano dalla strada, sulla riva di un piccolo stagno. Vi si diresse, con l’intenzione di rifocillarsi. Si sentiva stanco, e non riusciva a spiegarselo. Osservò l’albero. Era maestoso e rigoglioso, e si notava chiaramente che era in forte contrasto con il panorama semi-desertico che lo circondava, come a volere sfidare la notte perenne che regnava nella valle in cui il guerriero si accingeva a scendere. Si chinò, e vide il suo volto riflesso nello specchio d’acqua. Si vide nel pieno delle forze, con i capelli ordinati, la carnagione colorita ed uno sguardo penetrante. Eppure era così strano, in realtà si sentiva sul punto di crollare. Si tolse i guanti, e si chinò per bere. Dopo aver assaggiato il primo sorso, notò che quell’acqua non gli procurava alcun sollievo, anzi, pareva quasi aumentargli la sete. Girò lo sguardo verso l’orizzonte per pensare, e vide con la coda dell’occhio che nel chinarsi la punta di Eclissi era entrata in acqua. Si sollevò per sistemarsi il fodero argentato, ma si accorse che, dove aveva toccato l’acqua, il tessuto stava assumendo una strana colorazione scura. Osservò meglio, convinto che fosse una allucinazione dovuta all’eccessiva stanchezza, e non riuscì a credere ai suoi occhi. La macchia scura stava risalendo verso la cintura, quasi come per un effetto di capillarità dell’acqua. Istintivamente estrasse la spada, e dovette appoggiarsi con l’altra mano per non cadere a terra, colto dalla sorpresa. Anche la lama stava cominciando a cambiare colore, e la sua colorazione bianco scintillante stava lasciando il posto ad un grigio cenere che in breve diventava nero. Non riusciva a credere ai suoi occhi, e raccolse dell’acqua per strofinarsi energicamente il volto. Guardò verso lo stagno, e quando la superficie si calmò fu colto da un’ondata di orrore. La sua pelle stava diventando grigia, e solo gli occhi sembravano mantenere quell’espressione spenta che avevano all’inizio. Si guardò le mani, e non solo quelle, ma persino i suoi abiti stavano cambiando colorazione. Disgustato, fece per alzarsi ed allontanarsi il prima possibile dalla corruzione che sembrava emanare da quello specchio d’acqua, ma non vi riuscì. Era come bloccato. Si girò, in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi. Un ramo della possente quercia che lo sovrastava era alla sua portata, e vi si afferrò con tutte le sue forze. Fece per tirare, ma sentì uno schianto netto. Si guardò in mano, e si accorse che stava stringendo un ramo rinsecchito, come se da anni gli fosse stata tolta la linfa vitale. Alzò lo sguardo, e vide l’intero albero cambiare rapidamente colore, passando dal verde lussureggiante al giallo, al rosso, al marrone scuro, al grigio. Nel frattempo cominciava ad udire delle voci provenire dallo specchio d’acqua, che sembrava attirarlo a se sempre di più. Ascoltò meglio, e si accorse che si trattava di grida di dolore, di disperazione, e che in realtà non provenivano dallo specchio d’acqua. Provenivano da Eclissi, che oramai era diventata completamente nera. Lo stagno parve incendiarsi, e fra le fiamme e l’acqua poté scorgere un volto familiare. Era un uomo sopra i 40 anni, che indossava una divisa da ufficiale dell’esercito, e che impugnava una spada di acciaio. Non riusciva a ricordarsene il nome, ma avrebbe potuto giurare che si trattava di un amico di vecchia data, con il quale aveva passato molte avventure. Eppure l’uomo stava sollevando la spada, e gli si stava gettando contro per ucciderlo. Ma che cosa stava succedendo? Il braccio di Aron si stava muovendo da solo, ed era andato a raccogliere Eclissi, ammesso che quella che impugnava fosse ancora la sua spada. Tentava di comandare il suo corpo, ma sembrava come se fosse qualcun altro ad agire per lui. Ora il terrore era più forte, e stava per sopraffarlo. Cosa c’era di peggio del non poter fare niente, se non il fare ciò che non si voleva? Poi si udì pronunciare parole di morte, quasi incomprensibili, mentre la nera lama si alzava verso il cielo. Ci fu uno schianto terrificante, e tutto divenne fuoco e tenebre.

(Una Spada tra Luce ed Oscurità)